Suona la campanella, Davide entra in classe.
Ha conquistato, proprio come l’anno scorso, l’ultimo banco della fila centrale. È un posto strategico: la maestra non può vederlo dalla cattedra.
È accanto a Simone, naturalmente, che non si è ancora seduto. Ne parlavano da settimane e sapevano esattamente dove volevano stare in quarta.
«Con Melina in classe, poi, anche la scuola può diventare una cosa fantastica» pensa Davide tra sé e sé.
Ecco Melina!
Gonna bianca, maglioncino a fiori azzurri, scarpe da ballerina, un cerchietto tra i capelli lunghi, neri e lucidi, occhi a mandorla, pelle chiara, gote paffute e mento a punta.
D’improvviso Davide rimane bloccato come un giaguaro che vede una lepre, o come una lepre che ha visto il giaguaro, insomma paralizzato.
Il solo vederla, seduta, gli mette addosso un’agitazione diversa da quella che prova quando, ad esempio, deve giocare una partita.
Prima di vedere Melina, non sapeva neppure esistesse questa «agitazione».
Arriva anche la maestra Carlini, ha una pancia che le arriva fino al mento.
È a scuola per salutare i suoi alunni, va in maternità.
Al posto suo ci sarà un supplente maschio.
- Questo è il maestro Fabrizio, il mio sostituto - dice la maestra.
- Mi hanno detto che avete una nuova compagna… Melina Chi-Suan.
Sei tu? - chiede il nuovo maestro.
Lei, intanto, fa cenno di sì con la testa.
- La tua famiglia viene dalla Corea del Sud, vero?
E tu, dove sei nata?
- A Milano.
- Comunque Melina è nuova tra noi e vorrei vedere una classe che l’accoglie con calore! Siamo d’accordo?
- D’accordo! - scappa detto a Davide, a voce super-alta.
Tutti si girano dalla sua parte e ridono, Melina compresa.
Che figuraccia!
Elisa Prati, Tutte le volte che vedo Melina, Giunti junior