Ascoltare e comprendere testi

Febbraio

ASCOLTARE E COMPRENDERE TESTI

Ascoltare è un’attitudine mentale che richiede un notevole grado di attenzione ed è il presupposto dell’apprendimento.
Questa abilità va educata adeguatamente, sia nel contesto dello scambio comunicativo sia per quanto concerne la fruizione di informazioni.
Relativamente a quest’ultimo caso, il percorso di educazione all’ascolto, proposto nel gruppo di schede da 238 a 241, è vario e progressivo per grado di difficoltà in riferimento ai seguenti parametri:
• tipologia del contenuto;
• lunghezza del testo;
• complessità sintattica;
• livello lessicale.

Di volta in volta vengono suggeriti tipi diversi di testo da leggere e attività orientate alla comprensione sotto forme differenti.
Per stimolare e mantenere viva l’attenzione degli alunni possiamo mettere in atto le seguenti strategie:
• usare la mimica e la gestualità (gesti di accompagnamento);
• chiedere di ipotizzare anticipazioni di contenuto tramite domande mirate;
• chiedere di ipotizzare parole mancanti utili al completamento di frasi: le parole omesse dovranno essere facilmente deducibili dal contesto.

Testi per l’ascolto: lettura dell’insegnante

I seguenti testi costituiscono il supporto necessario per l’utilizzo delle schede corrispondenti.
Leggiamo il racconto tutto di seguito, mettendo in evidenza i mutamenti che l’albero subisce con il passare delle stagioni;
Poniamo domande agli alunni per verificare le loro conoscenze sull’argomento e quindi invitiamoli a riflettere sui cambiamenti della natura.
In questo modo si faciliterà l’utilizzo della scheda.

L’albero delle stagioni

C’era una volta un albero molto giovane. Viveva in un piccolo cortile, in mezzo a tante case alte e grigie.
Era primavera e il piccolo albero era molto felice. Ogni giorno gli spuntava una nuova fogliolina.
L’albero non permetteva a nessuno di avvicinarsi, neppure agli uccellini: aveva paura di rovinarsi le foglie. Poi spuntarono anche i fiori.
Quando arrivò l’estate, le foglie del piccolo albero vanitoso erano diventate splendide. I fiori si erano trasformati in frutti.
Poi arrivò l’autunno, e il piccolo albero vide una cosa terribile: le sue belle foglie erano diventate tutte gialle e cominciarono a cadere.
Il piccolo albero era disperato.
In inverno l’albero era spoglio. Per fortuna, passò di là Ada, la vecchia cornacchia. Ada spiegò al piccolo albero che le sue foglie sarebbero ritornate a primavera più belle di prima.
Allora lui fece la promessa che all’arrivo della primavera tutti gli uccelli del quartiere si sarebbero potuti riposare sui suoi rami.
N. Costa, L’albero vanitoso, Emme Edizioni


Leggiamo più volte la storia, mettendo in evidenza le differenze di carattere tra le due onde protagoniste.

Amiche d’acqua

Tanto tempo fa vivevano in mezzo al mare una grande onda e un’onda piccolissima. La grande onda si chiamava Ondona e l’onda piccola Ondina. Si volevano molto bene e stavano sempre insieme.
Ondina era allegra e gentile e giocava con tutti. Ondona, invece, era poco gentile e le piaceva fare «Bam! Pum! Scrash!»; a volte faceva affondare persino le barche. Le piaceva anche precipitarsi sugli scogli per abbatterli.
Un giorno disse a Ondina:
- Guardami, vado a dare a quegli scogli il colpo più grosso che abbiano mai ricevuto!
Ondona si gonfiò tutta e si precipitò sugli scogli, ma salì troppo in alto e cadde in un buco dietro di loro. Invano tentò di ritornare nel grande mare.
Disperata, chiese aiuto a un’anatra selvatica. Ma questa non voleva aiutarla:
- No! Tu fracassi tutto, affondi le navi, cerchi di buttare giù gli scogli.
Ondina, che aveva sentito tutto, cominciò a piangere e pregò l’anatra di aiutarla a raggiungere la sua amica.
L’anatra scavò con la zampa un piccolo canale che conduceva dietro gli scogli. Ondona si precipitò dentro e le due amiche diventarono un grazioso laghetto di acqua salata.
D. Bisset, Storie per domani, Armando


Leggiamo il racconto soffermandoci sui vari momenti della storia, e chiediamo agli alunni di raccontare ciò che via via accade, completando a voce le frasi suggerite qui di seguito.
- L’albero vuole avere qualcuno con cui parlare e perciò...
- Arriva uno scoiattolo, ma...
- Arrivano cento api, ma...
- L’albero si addormenta e quando si sveglia...
- L’albero diventa amico della Luna...

Un albero in affitto

Un albero viveva tutto solo in un giardino. Stanco di non aver nessuno con cui parlare, decise un giorno di appendere un cartello con la scritta «AFFITTASI», e aspettò tutta l’estate.
Giunse uno scoiattolo: cercava un posto per stare al caldo. Dopo aver ammucchiato ghiande e semi, preparò la sua tana.
«Che bellezza!», pensò l’albero, tutto contento di aver trovato finalmente un inquilino. Ma non fece nemmeno in tempo a chiedergli il nome che lo scoiattolo si era addormentato.
A un tratto arrivò uno sciame di cento api.
L’albero, dopo aver cercato di imparare a memoria i loro nomi, sentì un gran mal di testa per la fatica fatta, e si addormentò.
Quando si risvegliò, era cresciuto così tanto che i rami erano arrivati a toccare le stelle.
«Mamma mia! E adesso come faccio?» pensò l’albero. «Da questa altezza non riesco a vedere più nessuno».
Ma quando venne la notte, nel cielo spuntò uno spicchio di Luna gialla come un limone. Un poco pauroso, l’albero cominciò a parlare con la Luna, che non aveva niente da fare e sapeva tante cose.
I due divennero subito amici e l’albero non si sentì più solo.
P. Caielli, L’albero in affitto, Einaudi


Leggiamo il racconto, tacendone il titolo; per verificare la comprensione globale della narrazione, chiediamo agli alunni di scegliere un titolo adatto tra i seguenti: «Un temporale d’estate», «Una brutta giornata», «Un ombrello per piovere», «Una nuvoletta dispettosa», «L’ombrello rotto»; rileggiamo la storia, sequenza dopo sequenza, dando agli alunni il tempo necessario per compilare la scheda.

Un ombrello per piovere

Federica aveva un ombrello per piovere. Bastava che lo aprisse ed ecco che si formava una nuvoletta, diventava scura e cominciavano a cadere delle gocce di pioggia. Insomma, Federica se ne andava in giro con la sua nuvoletta personale e il suo temporalino privato, anche quando il cielo era terso e sereno.
- Ma non ti prende mai il raffreddore? - le chiedevano ridendo quelli che la incontravano.
Ma Federica non se ne curava e si portava a spasso il suo piccolo temporale come se fosse un cagnolino al guinzaglio.
Venne un’estate caldissima. Si sudava solo a muovere il mignolo della mano. L’unica persona a restare fresca era Federica che saltellava sotto il suo ombrellino. Ogni tanto si chinava e lasciava scorrere un po’ d’acqua sopra le aiuole assetate. Se qualcuno le chiedeva il permesso di fare una doccia sotto la sua nuvoletta, Federica rispondeva ridendo:
- Non ti prenderai il raffreddore? - ma era una bambina gentile e li lasciava fare.
Solo qualche volta, un po’ per scherzo e un po’ per dispetto, li pungeva con un piccolo fulmine sul naso.
M. G. Buceri Brunetti, Una storia ancora... e poi buonanotte, Edizioni Piccoli

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