La voce dei bambini

LA VOCE DEI BAMBINI

La maggior parte degli amici che ho sono italiani, perché io vivo nella società italiana. Se dovessi farmi un autoritratto, senza pensare ai miei genitori, mi disegnerei biondo con gli occhi azzurri. Poi mi chiedo: ma io sono davvero così?

Allora mi rifaccio con gli occhi a mandorla, bassetto e con i capelli neri. Per un periodo, non ho avuto una mia identità nazionale, ero ancora ambiguo tra l’essere cinese e italiano.

In quel periodo mi offendevo sia se un cinese mi chiamava «italiano» sia se un italiano mi diceva «cinese». Ero come la carne di soia che non sta né sul banco della carne né su quello del pesce perché è di origine vegetale.



Nei sogni mi capita di incontrare sempre la stessa persona in Marocco. È un sogno troppo strano. Vago in diversi territori, e alla fine questa persona mi prepara una teiera di tè alla menta e dei dolci tipici, come quelli che faceva mia nonna. Ci sediamo per terra e ci mettiamo a mangiare tutti insieme nello stesso piatto.

Poi tutto scompare...

Per me adesso il Marocco è un paese come tutti gli altri. Io non mi sento di nessun paese, neanche italiana. Devo trovare ancora me stessa, perché ho vissuto in diverse culture e non mi sento legata a nessuna in particolare.

Un giorno io resto solo in casa e mi sento più piccolo perché la casa è grande e sento tutti i rumori strani e ho paura, tanta paura.

Dopo vedo la nebbia fuori dalla finestra e penso che c’è un fuoco nella casa, una fiamma grande ,perché la nebbia è un grande fumo bagnato, leggero come un fumo. Io non ho mai visto la nebbia prima a Casablanca, non so che cosa è.

Corro fuori a urlare, ma fuori non c’è niente, nessuna persona, solo nebbia. Campi, alberi, strada: tutto è nascosto, silenzioso...

Per me, la nebbia è una grande nuvola caduta sulla terra, una nuvola ferma senza pioggia.


in G. Favaro (a cura), Alfabeti interculturali, Guerini

PARLIAMONE INSIEME

Leggi il testo qui sotto, rifletti sul suo contenuto e poi discutine in classe con i compagni e l’insegnante.


«Quando tornerai a scuola, guarda bene tutti i tuoi compagni: noterai che sono tutti diversi tra loro, e questa differenza è una bella cosa. È una buona occasione per l’umanità. Quei bambini vengono da orizzonti diversi, sono capaci di darti cose che tu non hai, come tu puoi dar loro qualcosa che non conoscono.

Il miscuglio è un arricchimento reciproco.

Sappi che ogni faccia è un miracolo.

È unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Ogni faccia è il simbolo della vita e ogni faccia merita rispetto.»


T.B. Jelloun, 1998, 5° Incontro nazionale dei centri interculturali


SCRIVO

• Procurati due fotografie (una di quando eri piccolo e una recente), incollale sul quaderno e descrivi in poche parole com’eri prima e come sei adesso.

Letture 3
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