In questo strano paese, per poter pronunciare le parole bisogna comprarle e inghiottirle.
La grande fabbrica delle parole lavora giorno e notte. Dai suoi macchinari escono tutte le parole di tutte le lingue del mondo. Ci sono parole più care di altre. Non si pronunciano spesso, a meno di non essere ricchissimi.
In primavera si possono comprare parole in offerta speciale.
Si portano via un sacco di parole a un prezzo conveniente.
Ma, spesso, sono parole che non servono a un granché: cosa puoi fare con ventriloquo o filodendro?
A volte ci sono parole che volteggiano nell’aria. Allora i bambini si precipitano fuori con i retini acchiappafarfalle.
Oggi Philéas ha catturato tre parole con il suo retino. Vuole conservarle per una persona preziosa: Cybelle. Domani è il suo compleanno. Philéas è innamorato di lei.
Gli piacerebbe dirle «Ti amo», ma non ha abbastanza soldi nel salvadanaio. Allora, le offrirà le parole che ha trovato: ciliegia, polvere, seggiola.
Cybelle abita nella strada accanto. Philéas suona alla sua porta e sorride.
Anche lei sorride.
Philéas fa un bel respiro, e pensa a tutto l’amore che ha nel cuore. Poi pronuncia le parole che ha catturato con il retino. Le parole volano verso Cybelle: sono come gemme preziose. Ciliegia... polvere... seggiola...
Cybelle lo guarda, si avvicina dolcemente e posa un bacio delicato sul naso di Philéas.
A Philéas non rimane che una parola sola. L’ha trovata molto tempo fa, e la teneva da parte per un giorno speciale.
E quel giorno speciale è arrivato.
Guardando Cybelle negli occhi, dice: - Ancora.
adatt. da A. de Lestrade, La grande fabbrica delle parole, Terre di Mezzo Editore