ELEMENTI DI GRAMMATICA ESPLICITA E RIFLESSIONE SUGLI USI DELLA LINGUA

Le fondamentali strutture sintattiche dell’italiano possono essere scoperte attraverso l’osservazione del funzionamento del linguaggio scritto e parlato. Gli alunni devono essere stimolati a intuire i rapporti tra le parole o tra le parti del discorso, a formulare ipotesi, fino ad arrivare alla scoperta delle categorie sintattiche essenziali mediante un’attività di manipolazione delle frasi. Gli oggetti della riflessione sulla lingua considerati in questa unità sono le strutture sintattiche delle frasi semplici.
Anche gli aspetti sintattici, come quelli morfologici, semantici e testuali, come ricordano le Indicazioni, devono essere «introdotti nella Scuola primaria attraverso riflessioni sull’uso e devono essere ripresi ciclicamente, al fine di poter operare precisazioni e approfondimenti e raggiungere una valida sistematizzazione dei concetti centrali».
Si provvederà a inserire opportunamente le proposte di riflessione linguistica nel percorso di lavoro: per esempio rispetto alla punteggiatura, l’uso dei due punti nella descrizione, le virgolette nel discorso diretto...
Questa trasversalità e l’osservazione del funzionamento della lingua «dall’interno» sviluppano nell’alunno la capacità di analisi e gli permettono di reinvestire quanto ha appreso nel momento della produzione di testi.

Riconoscere l’organizzazione logico-sintattica della frase: individuare frasi
Per frase, si intende un insieme ordinato di parole in accordo tra loro, con un significato preciso e logico. Ciò per fare in modo che chi parla o scrive riesca a esprimersi con la maggior chiarezza possibile e chi ascolta o legge possa capire il messaggio che riceve.
Le schede contengono diverse proposte che richiedono di costruire frasi sintatticamente corrette o di modificare frasi operando sostituzioni, inserimenti o spostamenti di parole per ottenerne altre di senso compiuto.
Si propone poi un lavoro con i sintagmi: gli alunni dovranno riordinarli in modo da ottenere frasi.


Proponiamo il gioco delle «frasi pazze».

È un gioco divertente attraverso il quale gli alunni costruiranno delle frasi assurde nelle quali, però, le posizioni del soggetto, del predicato verbale, del complemento diretto e di quello indiretto sono sempre fisse.
Comprenderanno così che una frase, oltre a essere un insieme di parole raggruppate e ordinate secondo norme precise, deve anche avere un senso logico.
Si propone di fotocopiare ingrandendola la tabella data di seguito, ritagliarne i sintagmi e contrassegnarli sul retro con la lettera di riferimento (a, b…). Mettiamo poi i cartellini di ciascun gruppo in una busta.
Facciamo estrarre 4 cartellini secondo l’ordine dato dalle lettere e invitiamo a sistemarli sul banco l’uno a fianco dell’altro per leggere le «frasi pazze» ottenute.
Nel caso in cui la frase risultasse con un senso logico accettabile, per ottenere un effetto surreale si può invertire la posizione del soggetto (cartellino a) con quella del complemento oggetto (cartellino c).
Facciamo sperimentare agli alunni che se si toglie il cartellino b ciò che si ottiene è una «non frase».


Individuare frasi minime
Conduciamo gli alunni a riflettere su frasi brevi nelle quali si individuano con immediatezza il soggetto (in questa fase sarà sempre costituito da un nome di persona, animale o cosa) e il predicato verbale (l’azione che viene compiuta). Il percorso propone esercitazioni graduali che si riferiscono a individuazione del soggetto e del predicato, ricerca del soggetto o di più soggetti per un predicato e viceversa, individuazione della frase più piccola.
Quest’ultima attività di «manipolazione» può essere presentata anche in forma di gioco: partire da una frase espansa e togliere via via elementi fino a renderla una frase minima.

1. Utilizzare i cartellini delle «frasi pazze» per far riflettere gli alunni su quali siano i sintagmi indispensabili per ottenere la più piccola frase possibile:
• non considerare la busta dei complementi indiretti (d): si otterranno così frasi composte solamente da soggetto, predicato e complemento diretto;
• provare a non fare usare i cartellini del gruppo (c): non sempre le frasi avranno un signifi cato completo. Per esempio, «Cappuccetto Rosso incontra» e «Il contadino raccoglie» hanno bisogno del complemento diretto.
Contrariamente, «Il papà annaffia» oppure «Il dottore visita» hanno significato compiuto, anche se non si danno ulteriori specificazioni.
Da ciò si ricaverà che la struttura basilare della frase, che viene chiamata frase minima o nucleo della frase, non è sempre riconducibile alla sola struttura di soggetto più predicato, bensì può comprendere uno (o più) complementi necessari.
2. Far scrivere una frase semplice (in cui appaia un solo predicato) di una certa lunghezza su una striscia di carta e, dopo aver individuato i sintagmi che la compongono, dividerla in parti. Gli alunni isoleranno i sintagmi che formano la frase più breve con un senso compiuto (frase minima).
Ecco un esempio:
Nel pomeriggio il cane di Giorgio corre tra l’erba in giardino.


Riconoscere gli elementi della frase semplice: identificare il soggetto
La riflessione sul soggetto si concentra sulla sua identificazione, partendo dal predicato già esplicitato e anche sottinteso (in questa prima fase ci si riferisce prevalentemente al predicato verbale) e vuole condurre a:
• ricercare, riconoscere e individuare il soggetto;
• cambiare il posto del soggetto nella frase senza alterarne il significato;
• collegare e inserire il soggetto adatto a completare frasi.
Dal lavoro sulle schede è possibile trarre informazioni utili a individuare il soggetto nei diversi casi, infatti:
• il soggetto può essere esplicito o sottinteso (in quest’ultimo caso può essere sostituito da pronomi personali);
• può essere qualsiasi parte del discorso; in questo percorso il soggetto è sempre un nome o un pronome personale;
• si può trovare in diverse posizioni.

Identificare il predicato
La riflessione sul predicato viene proposta nel percorso dalla scheda 170 alla 173. La scheda 173 considera contestualmente sia il predicato verbale sia quello nominale riferiti a uno stesso elemento rappresentato.
In questo modo l’alunno giungerà a definire il predicato come «informatore» di ciò che si dice del soggetto.
Osservando le immagini che rappresentano i soggetti, è facile immaginare come questi possano essere definiti attraverso il predicato nominale, che risponde alle domande «Chi è? Chi sono?»/»Com’è? Come sono?».
Inoltre, l’utilizzo dei disegni rende immediatamente comprensibile che il predicato verbale defi nisce l’azione che compie il soggetto rispondendo alle domande «Che cosa fa? Che cosa fanno?».
Si potrebbe ampliare il lavoro facendo riflettere gli alunni sulle due possibilità per formare il predicato nominale:
• verbo essere unito a un aggettivo;
• verbo essere unito a un nome.
Si focalizza quindi l’attenzione sui due tipi di predicato (verbale e nominale) al fine di giungere a una loro sicura distinzione

Apriamo il libro di lettura e scegliamo un testo, corredato da un disegno o una fotografia. Dopo aver fatto osservare attentamente l’immagine, chiediamo di trovare uno o più soggetti e, per ciascuno di essi, un predicato verbale («Che cosa fa? Che cosa fanno?») e due nominali («Chi è? Chi sono? Che cos’è? Che cosa sono? Com’è? Come sono?»).
Ecco un esempio.
- Clara è una bambina. Clara è stupita. La bambina pesca…
- Joe è un bambino. Il bambino è sorridente. Joe corre. Il bambino salta (sui sassi)…
- I bambini sono fratelli. I fratellini sono felici. Clara e Joe giocano…


Identificare i complementi
Dalla scheda 176 alla 183 viene proposto un percorso graduale e articolato che considera il complemento diretto e i complementi indiretti come espansione della frase minima.
Le proposte di lavoro conducono l’alunno a intuire e a verificare che il complemento diretto:
• è necessario in presenza di alcuni verbi, perché completa il significato della frase;
• si unisce direttamente al predicato verbale (senza l’aiuto di una preposizione);
• non sempre si può inserire nella frase, poiché è ammesso solo in presenza di verbi transitivi (solo questi ultimi, infatti, permettono il passaggio diretto dell’azione compiuta dal soggetto su un oggetto).
Continuiamo oralmente il lavoro proposto con nuove frasi, alcune con il verbo transitivo (in questo caso verranno completate dagli alunni con il complemento diretto adatto) e altre con quello intransitivo (in questo caso gli alunni si troveranno nell’impossibilità di inserire il complemento diretto).
La riflessione sui complementi indiretti prende l’avvio dalla scheda 177, nella quale viene proposta un’attività di manipolazione di frasi: partendo dalla frase minima si dovranno aggiungere altri elementi (complementi diretti e indiretti) per arrivare alla frase espansa.
La scheda 178 è centrata sui complementi indiretti nella loro particolarità di arricchire o specificare il significato della frase.
Nella prima attività si utilizzano le domande per individuarli con facilità e in modo preciso, anche senza darne la definizione e la denominazione.
L’utilizzo delle domande, quindi, risulta essere un valido supporto per il lavoro di analisi della frase espansa, ma occorrerà sempre riconoscere il soggetto esplicito o sottinteso e il predicato prima di procedere all’individuazione dei complementi diretti e indiretti.
Nella stessa scheda e nelle due successive, l’attenzione degli alunni è indirizzata sulle preposizioni che introducono i complementi indiretti: dapprima si richiede di operare una scelta per individuare la preposizione giusta, poi saranno le preposizioni a segnalare la presenza del complemento.

Proponiamo una frase minima e allunghiamola quanto più possibile utilizzando le preposizioni adatte (semplici o articolate). Per esempio, proponiamo la frase:
Un bambino ha giocato.

A turno, gli alunni suggeriranno le espansioni e le collegheranno tra loro fi no a formare una frase «lunga». Per esempio, si potrebbe ottenere:
In primavera un bambino ha giocato per un’ora a pallone su un campo da calcio con i compagni di classe.

In questo esempio compaiono solo preposizioni semplici, ma ovviamente sono ammesse anche quelle articolate. Si può proporre questo esercizio come gioco a squadre: vince la squadra che forma la frase più lunga.


L’unità si conclude con schede di sintesi sull’analisi logica.


1. Cerca il predicato verbale o nominale.
2. Riconosci il soggetto (può essere presente o sottinteso).
3. Scopri il complemento diretto (se è presente).
4. Individua tutti i complementi indiretti.

Utilizziamo la tabella delle «frasi pazze» a pag. 86 della presente guida per fare ricostruire le frasi secondo il giusto ordine dei sintagmi e nel significato giusto.
Partire con i cartellini (a) e (b) e far formare le frasi solamente con il soggetto e il predicato; poi far utilizzare anche i cartellini (c) del complemento diretto; infi ne, preparare insieme ai bambini i cartellini adatti per completare la frase usando complementi indiretti diversi. Per esempio:
- Il nonno legge il giornale in poltrona di sera.
- Il cane rosicchia l’osso di pollo nell’orto.
- Il vigile mette la multa sul parabrezza dell’automobile di papà.

LA PUNTEGGIATURA

La funzione della punteggiatura è quella di rendere le pause e i toni più evidenti dei discorsi «parlati». I diversi segni di punteggiatura riproducono nello scritto le varie intonazioni del parlato e servono per:
• segnare le pause e dare il giusto ritmo nella lettura;
• scandire la frase in maniera logica, facilitando la comprensione di un testo scritto;
• far intuire le intenzioni e gli stati d’animo di chi scrive.

Il gruppo di schede da 187 a 197 introduce gli alunni all’utilizzo della punteggiatura attraverso esercitazioni pratiche in un percorso graduale e strutturato, in un’alternanza di proposte di acquisizione e applicazione per ogni segno d’interpunzione considerato. Precisamente:
• il punto fermo, come conclusione di una frase oppure di un periodo (pausa lunga);
• il punto esclamativo, come conclusione di una frase, per esprimere gioia, paura, meraviglia, stupore...;
• il punto interrogativo, come conclusione di una frase in cui si pone una domanda;
• la virgola, come separazione di termini nelle elencazioni oppure come pausa breve.
Nelle schede relative al punto fermo viene trattato l’uso della lettera iniziale maiuscola nelle parole a inizio frase.
Nelle schede relative ai punti esclamativo e interrogativo l’attenzione viene posta sull’aspetto della comunicazione e quindi sulla funzione eminentemente espressiva di tali segni. La seconda delle due schede propone un testo dialogato, utile a favorire e a stimolare l’espressività con la richiesta d’uso dei due diversi punti. Questi ultimi, in situazione dialogica, sono facilmente riproducibili con l’intonazione della voce e servono a ben palesare le intenzioni dell’emittente (il fantasma, in questo caso) e la reazione del destinatario (la bambina).
Per quanto riguarda l’uso della virgola, è più diffi cile individuare l’intonazione che questo segno indica e rappresenta; per questo motivo viene considerato solamente in funzione di separazione tra i termini di un elenco. Nella scheda 193, invece, il riconoscimento della sua funzione di pausa breve è affidato all’intuito e all’intonazione data alla lettura; è previsto un lavoro di autocorrezione che permette di controllare il lavoro svolto.
È di fondamentale importanza, per l’acquisizione della conoscenza e di un efficace uso della punteggiatura, abituare gli alunni a un ascolto attento della lettura dell’insegnante, verificando sul libro di lettura in dotazione la corrispondenza tra intonazione e segni interpuntivi presenti nel testo. Di grande utilità risultano essere anche le osservazioni sistematiche che prenderanno spunto da lavori di scrittura svolti dagli alunni.

Cogliere la funzione sintattica dei principali segni di interpunzione utilizzare la punteggiatura
La scheda 194 focalizza l’attenzione sull’uso della punteggiatura richiedendo di inserire alcuni segni interpuntivi in modo opportuno. In questo modo gli alunni potranno sperimentare, con esempi concreti la funzione delle pause a livello sintattico.
La scheda 195 introduce l’uso dei due punti, utilizzabili sia per introdurre elenchi, sia per introdurre spiegazioni.
Nella scheda 196, infine, la richiesta di lavorare su brani mette gli alunni alla prova nell’uso adeguato di tutti i segni che conoscono.
Associare il discorso diretto all’emittente
Il gruppo di schede da 198 a 203, attraverso la riproduzione di situazioni comunicative realizzate con disegni, fumetti e dialoghi, introduce la riflessione sulla forma del discorso diretto, che prevede l’uso dei due punti e delle virgolette o del trattino. Questi segni indicano appunto che vengono riportate direttamente le parole di un discorso.
Il percorso prende l’avvio con la scheda 198, nella quale si chiede di tradurre il fumetto in un discorso diretto, e prosegue nelle schede seguenti.
Nella scheda 200 sono messi in evidenza i verbi che introducono le parole pronunciate: dire, proseguire, chiedere, rispondere.
Nella scheda 235, partendo dal fumetto, si propone di operare in due modi: passare al discorso diretto e, da questo, al discorso indiretto introducendo le parole che, di, se. Con la scheda 201 si propone il procedimento inverso.
Utilizziamo il libro di lettura per cercare testi con dialoghi. Saranno utilizzati per svolgere letture espressive dopo avere assegnato le parti da interpretare.
È bene circoscrivere alcune frasi che si prestino per fare volgere oralmente il discorso diretto (è la persona che parla) al discorso indiretto (viene raccontato ciò che è stato detto) o viceversa.

La guida
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