Un giovedì alla seconda ora Santiago vide entrare nell’aula la nuova compagna.
Teresita Yoon era carina. O almeno a Santiago era sembrata carina, proprio carina, quando la vide entrare con i capelli nerissimi dalla porta della classe.
Aveva le guance tonde come pagnottelle, occhi lunghi come foglie di alloro selvatico e un sorriso così sorridente che quando sorrideva Santiago sentiva una specie di latte tiepido che gli scendeva nel corpo.
Teresita Yoon entrò un po’ spaventata, guardandosi timidamente intorno.
- Avanti! - disse la maestra di scienze. E le sorrise dalla cattedra.
Allora Teresita fece un piccolo inchino e disse quasi cantando:
- An nienj.
E lì scoppiò la prima risata. All’inizio una sola («Quella di Dario, ovviamente» pensò Santiago con le orecchie rosse e il cuore arrabbiato), e poi un mucchio di altre risate.
A Teresita Yoon diventarono rosse le pagnottelle, e le foglie di alloro selvatico si riempirono di lacrime.
- Teresita Yoon è coreana e ci ha salutato come si salutano tutti in Corea. Adesso vivrà qui e imparerà a salutare come noi - ci ha spiegato la maestra di scienze.
Mentre la maestra parlava, a Santiago fischiavano le orecchie, il cuore batteva come una mitragliatrice e le palme delle mani stavano diventando rosse e calde. Aveva voglia di essere grande, forte e di avere un vocione di quelli che mettono paura. Avrebbe voluto costringere tutti a chiedere scusa a Teresita Yoon.
Graciela Montes, Un amore esagerato, Salani