SUSSIDIARIO DELLE DISCIPLINE 4

La vita dopo la morte

Gli Egizi credevano che la vita continuasse dopo la morte, ma solo se il corpo del defunto si fosse conservato intatto. Nacque così il culto dei morti, con l’imbalsamazione del defunto che veniva trasformato in una mummia. Per ottenere una seconda vita bisognava superare il giudizio di Osiride: nella speranza che il dio dell’oltretomba fosse favorevole, sul corpo del morto si lasciavano formule magiche e oggetti che si pensava proteggessero dai mali. L’imbalsamazione era molto costosa e non tutti potevano permettersela.

IL RITO DELL’IMBALSAMAZIONE

1 Il cadavere veniva portato nella Casa della purificazione, disteso su un tavolo sacro e lavato con cura. Si estraevano gli organi interni, tranne il cuore, che venivano fasciati e chiusi dentro i canopi, piccoli vasi con i coperchi a forma di teste umane o animali.

2 Il corpo veniva immerso per 35 giorni nel natron, un sale che serviva a prosciugarlo.

3 Quindi il corpo veniva avvolto in bende cosparse di resine o balsami, cioè sostanze profumate.

4 Sulla mummia era posta una maschera somigliante al defunto: in questo modo gli dèi avrebbero potuto riconoscerlo. Poi la mummia veniva riposta in una cassa, il sarcofago, che riproduceva i lineamenti del morto.

LE MIE COMPETENZE

Indica con X se ciascuna frase è vera (V) o falsa (F).

● Gli Egizi non credevano in una vita dopo la morte. V F
● Pensavano che Osiride giudicasse gli uomini dopo la morte. V F
● Tutti i morti erano mummificati gratuitamente. V F
● Il fianco del defunto era inciso per estrarre il cuore. V F

Cerca e sottolinea nel testo le risposte alle seguenti domande.
 Che cosa veniva messo dentro i canopi?
● A che cosa serviva il natron?
● Perché la maschera della mummia aveva le sembianze del morto?

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