All’inizio dei tempi il Sole e la Luna erano marito e moglie: due dèi giganteschi e generosi. Il Sole era il padrone di tutto il calore e della forza del mondo; aveva un potere così grande che gli bastava allargare le braccia perché la Terra fosse allagata di luce e, dalle sue dita prodigiose, usciva a fiotti il calore. La Luna, invece, era bianca e bellissima.
Era la Signora della sapienza, della pace e della dolcezza.
Alla sua presenza l’universo si acquietava.
I due scesero sulla Terra e crearono la pianura: una distesa immensa che colmarono di pascoli e di fiori perché fosse più bella e che divenne un tappeto verde e soffice dove i due dèi passeggiavano.
Poi crearono i laghi dove, dopo la passeggiata, il Sole e la Luna facevano il bagno. Infine, stanchi di stare da soli, popolarono di pesci le acque e di animali le terre.
Come si sentivano felici nel vedere i pesci guizzare nell’acqua e gli animali saltellare sulla terra! Soddisfatti dell’opera compiuta, decisero di tornarsene in cielo ma, poiché qualcuno doveva prendersi cura di quei campi preziosi, crearono i loro figli: gli uomini.
Soltanto allora poterono tornare in cielo.
Gli uomini, quando seppero che i loro genitori li avrebbero lasciati, si rattristarono. Ma il Sole spiegò loro: - Non dovete temere, questa è la vostra terra. E io invierò fino a voi la mia luce e il mio calore, perché la vita continui.
Poi la Luna aggiunse: - Non dovete temere la notte: io la illuminerò lievemente e veglierò sul vostro riposo.
Così passò il tempo, che era un tempo felice. Gli Indios si sentivano protetti dagli dèi; alzavano gli occhi al cielo e vedevano che il Sole e la Luna, da lassù, inviavano sulla
Terra i loro doni e li adoravano con canti e danze.
Mario Riccò, Favole dell’America Latina, EMI
