ALLEVATORE E AGRICOLTORE



Verso il 9000 a.C. l’uomo capì che poteva catturare alcuni animali, radunarli all’interno di recinti, nutrirli e allevare i loro piccoli. In questo modo, avrebbe avuto sempre a disposizione la loro carne, il latte, le piume e le pelli per confezionare abiti e coperte. Incominciò così ad allevare gli animali più piccoli, come anatre e galline, poi addomesticò pecore e capre, che gli fornivano il latte e la lana e, successivamente, allevò animali più grossi, come i bovini, che utilizzò nel lavoro dei campi. Osservando i cicli stagionali e i cambiamenti naturali, gli uomini (o, più probabilmente, le donne) intuirono che dai semi messi nel terreno poteva nascere una nuova pianta. Incominciarono allora a seminare le piante commestibili: impararono a tenere sempre umido il terreno, a curare le piante che spuntavano e a fabbricare nuovi attrezzi e nuovi strumenti per eseguire questi lavori. Questo cambiamento avvenne nel corso di un tempo molto lungo e cambiò completamente il modo di procurarsi il cibo e il modo di vivere degli uomini. Infatti, per attendere la crescita delle piante, gli uomini non potevano più spostarsi. Iniziarono a costruire insediamenti stabili e, da nomadi, divennero sedentari.

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SUSSIDIARIO DELLE DISCIPLINE 3 - STORIA E GEOGRAFIA
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